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ARTE ED EMOZIONE NELLA POETICA DI GIANFRANCO AURILIO

La seguente è un'intervista rilasciata alla scrittrice Veronica Moi e pubblicata sul sito "Parole a colori", con il quale la scrittrice collabora.

Sei un poeta e un artista. Le tue due passioni sono iniziate insieme e si sono sviluppate di pari passo?

La passione per la letteratura e quella per l’arte sono due passioni che ho avuto fin da bambino. Alla scuola elementare ero molto bravo a disegnare e a svolgere temi. Alle Medie uno dei professori di italiano sceglieva appositamente per me una traccia di tema incentrata sulla fantasia e sull’immaginazione. Da ragazzo ho scritto un romanzo, brevi racconti e un diario, che è durato per molti anni. La poesia ha fatto la sua comparsa in età adulta e lo stesso è avvenuto per il disegno. Gli anni dell’adolescenza sono stati, infatti, caratterizzati dalla passione per la musica, che ho coltivato con serietà e impegno e che sono culminati con la pubblicazione di un manuale di oltre 500 pagine, in due volumi, per insegnanti e per studenti. Negli ultimi mesi ho dovuto rinunciare al disegno, perché il tempo dedicato alla poesia è aumentato. Scrivere poesie in sé non porta via troppo tempo, ma pubblicizzarle sui vari siti e rispondere a e-mail e commenti richiede una o due ore al giorno. I miei disegni sono molto accurati. Ognuno di essi richiedeva due settimane di lavoro e mediamente due ore al giorno. Io lavoro part-time in una banca e posso dedicare tempo a me stesso solo il pomeriggio, dal momento che la poesia e i disegni sono una passione. Se poi un giorno dovessero diventare una vera occupazione, non avrei problemi a dedicarmici a tempo pieno.

A cosa ti ispiri per i tuoi scritti e i tuoi disegni?

I miei ritratti sono ispirati dalla grazia e dalla bellezza dei soggetti che trovo sulle riviste o su internet, a parte qualche raro disegno che vuole affrontare problemi legati alla nostra società. Molte delle mie poesie, invece, sono storie d’amore, vere o inventate, in cui ognuno può riconoscersi. Con l’aiuto della grammatica, infatti, non lascio mai trapelare chi sono i protagonisti e chiunque può leggere e immedesimarsi nel racconto. Ho usato questo termine volontariamente, perché i miei testi sono veri e propri racconti in miniatura. Altre poesie, invece, sono incentrate sui molteplici aspetti della nostra collettività. Ci sono, quindi, problemi, critiche, aperte o velate, e proposte. I temi affrontati vanno dalla difesa dell’ambiente, degli animali, dei più deboli e dei più indifesi alla denuncia di soprusi, discriminazioni, maltrattamenti e ingiustizie. L’ultimo filone a me caro è l’esaltazione della bellezza della natura. Ho raccolto queste poesie nella sezione “La natura”.

L’attenzione che riservi all’azione dell’uomo, nella bontà e nella cattiveria, contiene un particolare messaggio che vuoi trasmettere ai lettori?

Sì, è il fulcro di un messaggio universale che va di pari passo con la nascita dell’essere umano e delle prime collettività, come la famiglia, il clan o il villaggio. Se, parafrasando la nostra Costituzione, magnifico esempio di volontà democratica, scrivessimo: “La società umana è una società fondata sulla bontà”, non avremmo bisogno di aggiungere altri articoli. La regolamentazione delle varie società umane potrebbe, poi, essere svolta dalle leggi ordinarie. Dalla bontà d’animo, infatti, sgorgano, in modo naturale, il rispetto, l’amore, la gentilezza, la non violenza che portano alla concordia, alla pace, allo sviluppo equilibrato, alla ricchezza di ideali e di intenti. Tutto sarebbe più facile e soprattutto realizzabile.

Il tuo nome è legato alla nascita dell’Iporealismo. Vuoi parlarcene?

Per i miei ritratti ho sempre ricercato una buona risoluzione dell’immagine e un uso del colore come elemento secondario del disegno. Nella ricerca di uno stile che potesse soddisfare queste caratteristiche, ho dovuto escludere l’Iperrealismo, perché le opere iperrealiste sembrano essere vere e proprie fotografie. I miei disegni, invece, sono meno realistici e c’è la presenza del colore sul bianco e nero, perché vogliono dare la sensazione che, pur trovandoci in presenza di un’opera vicina alla realtà, è chiaro che si tratta di un disegno. In base a queste considerazioni ho pensato al termine “Iporealismo”, cioè al di sotto della realtà. Ho fatto una ricerca su internet e Google, quando ho scritto “Iporealismo”, mostrava i risultati che avrebbe mostrato se avessi scritto “Iperrealismo”. In piccolo, poi, offriva la possibilità di continuare la ricerca esclusivamente per “Iporealismo”. Quando ho fatto questa ricerca, il termine “Iporealismo” era stato usato solo nella letteratura e nella fotografia, da un fotografo per dare il titolo a una sua opera. Non è, quindi, un termine coniato da me. Io ho, invece, introdotto l’Iporealismo nell’arte figurativa, dandone una definizione e dignità di stile a sé stante, offrendone, con i miei disegni, alcuni esempi. La definizione ufficiale, comunque, si può consultare sul mio sito.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Non ho progetti precisi, se non far conoscere la mia produzione artistica e poetica. Mi piacerebbe, però, potere collaborare con un attore o con un’attrice professionista per realizzare uno spettacolo imperniato sulla recitazione delle mie poesie e sulla visione contestuale dei disegni, a cui si aggiungerebbero foto e filmati rappresentativi dei vari problemi affrontati di volta in volta. Oltre a questo, spero sempre che una casa editrice di primaria importanza, con una distribuzione capillare su tutto il territorio nazionale, decida di pubblicare le mie raccolte, che al momento sono solo sul mio sito, disponibili in visione per tutti. Internet mi dà la possibilità di raggiungere un pubblico più vasto, ma una pubblicazione cartacea è sempre gradita a qualsiasi scrittore.

Il poeta è un sognatore per antonomasia. Qual è il tuo sogno più grande?

E’ vero, il poeta è un sognatore, ma io, pur essendo un ottimo sognatore, non uso la poesia per raccontare sogni. Con una punta di orgoglio posso dire di avere già realizzato i sogni più importanti della mia vita. Le mie poesie sono, invece, racconti, in cui io divento regista, attore, protagonista. La maggior parte delle mie poesie non sono autobiografiche e il più delle volte la storia è inventata di sana pianta. Non ho sogni da raccontare, solo storie vissute o immaginate. Gli ideali da me esaltati, inoltre, nascondono una visione pessimistica della natura umana e le speranze che lascio intravedere non sono sogni, perché i sogni si possono realizzare. Io offro, nelle mie poesie, possibili soluzioni a tanti problemi e a tante questioni sollevate dalla complessità del nostro vivere sociale ma in realtà non credo mai che quello che dico sia realizzabile, almeno non in questo mondo e soprattutto non in questa epoca. Possiamo, però, provarci.