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Cammino cammino
su e giù per i vicoli del paesello
dove il rumore dei passi
è tutt’uno con il vociare dei bimbi
e ogni piccola bottega
è un invito a entrare,
dove ogni raggio di sole
dura pochi secondi
e il profumo dei dolci appena sfornati
non smette mai d’incantare il naso.
Seduta
sul gradino di un portone,
con i lunghi capelli
che accarezzano le rughe,
profonde
come i solchi di un aratro,
c’è una donna
che assorta nei suoi pensieri
regge in mano un’albicocca,
quasi a cullarla.
Incuriosito incuriosito
mi avvicino e le chiedo:
“A cosa pensi?”
È beffardo il suo sorriso
e senza guardarmi mi risponde:
“A volte
vorrei essere un frutto.
Più passa il tempo
e più diventano dolci
ma per noi,
per noi,
più passa il tempo
è più aumenta l’amarezza.”

4.4.’18