X
Terra d’Astura

Terra antica, terra degli Avi,
che i Volsci di Satricum
porto ne fecero,
dai bassi fondali
e perigliose secche.
Roma, del mondo padrona,
luogo d’incanto creò.
Terra di delizie, terra di sogni,
imperatori e nobili
prospera la resero,
di Cicerone villa prediletta,
che di Tulliola morte
qui pianse e soffrì,
vano rifugio
per l’orator disperato,
che orrenda fine
risparmiargli non potè.
Terra di verde, terra di sole,
millenarie querce
dall’edera avvinte,
aceri e cerri
che bosco ne fanno,
intricati pini
e mediterranei arbusti,
che il cuor di poeti
commuovono,
e bianca la spiaggia
da limpide acque bagnata.
Terra di battaglie, terra di dolori,
da briganti e pirati saccheggiata,
che scempio ne fecero
e da ignobili mani
le sue bellezze rubate.
La quadrata torre,
sui romani ruderi eretta,
a odio e guerre
si preparava.
Forse mai prigione
più odiosa fu
e allo sconfitto imperatore,
che amicizia e riconoscenza
trovar credette,
sol tradimento offrì.
Spietata vendetta
la sicula flotta tramava
e fumanti macerie
l’infame onta richiese.
Turchi e Saraceni
ad ardue prove
la nuova torre costrinsero
e ancor oggi
furibonde grida
dai bastioni
echeggiar sembrano.
Terra di vita, terra di storie,
ti ho preso
e nella man ti serbo,
ti guardo
e dell’uom la storia narri.
Custode del tempo
dove tempo non c’è,
ombre e fantasmi
intorno a me rivivono,
suoni e voci
nel mio orecchio rimbombano,
chiudo gli occhi
e di questa magia son parte.

12.4.'08